La cultura russa è caratterizzata da melodie popolari a ritmo di danza. Molti strumenti musicali, infatti, sono stati creati, soprattutto in epoca passata, da semplici oggetti della vita quotidiana. Il palmo della mano veniva utilizzato, nel campo della musica, soprattutto per i colpi acustici che è in grado di realizzare. Nella Russia antica, tutti gli strumenti a percussione venivano definiti ”tamburelli”. Quest’ultimi venivano spesso utilizzato nelle melodie di danza.
I più noti strumenti musicali russi
Il primo strumento da citare se si parla di Russia è certamente il Balalajka. Il nome di questo strumento deriva, molto probabilmente, dal verbo ”parlare” o anche ”chiacchierare”. Il verbo che vi è stato attribuito deriva dal fatto che i musicisti ”chiacchieravano”, per l’appunto, su dei testi popolari. Questa pratica veniva svolta, la maggior parte delle volte, tra i contadini.
La Domra, invece, è uno strumento tradizionale russo che è vagamente simile al liuto. E’ molto simile alla balalajka, poiché è un suo discendente, ma non mancano le differenze. Si è diffuso nelle terre slave poco dopo il periodo di dominazione straniera, avvenuto dal 1200 al 1400 circa. Si tratta, nello specifico, di un’evoluzione degli strumenti a corda pizzicata discendenti dai mongoli. La differenza tra una domra e una balalajka è che la cassa del primo strumento è semisferica e si suona col plettro, quella del secondo strumento citato ha una cassa triangolare e si suona con le dita. La domra e la balalajka (o balalaica) sono alle basi di qualsiasi orchestra russa. Entrambe possono essere di dimensioni variabili, vale a dire piccole, prime, alte, basse e contrabbassi. Se suonati insieme producono un suono vivido e al tempo stesso molto profondo e forte.
Il gusli, invece, è uno strumento il cui suono ricorda quello del canto degli uccelli. E’ uno strumento musicale molto antico. Esiste, infatti, sin dal IX secolo. Può presentare dalle 5 alle 60 corde e colui che le suona si chiama gusljàr. Quest’ultimo può usare sia le dita che un plettro, a seconda delle dimensioni dell’intero strumento nella sua complessità. In passato veniva usato come accompagnamento dai cantastorie, da cui deriva anche il nome del gusli, ”ronzare”. Oggi si può ascoltare questo strumento non solo nelle orchestre, ma ovunque, persino nelle metropolitane.
In Russia ci sono diversi strumenti che in italiano vengono definiti ”fisarmonica”: il garmòn, il bajàn e l’akkordeòn. Questi strumenti appena citati sono apparsi in Russia, in base a differenti fonti, alla fine del XVIII secolo o all’inizio del XIX secolo. Anche il luogo d’origine è poco chiaro. Secondo alcuni proverrebbero dalla Cina, secondo altri dall’Europa. Altri ancora, invece, credono che siano stati inventati in Russia. In ogni caso sono stati adottati dai russi a cui sono piaciuti particolarmente e oggi li utilizzano per cantare canzoni popolari e raccontare storie d’amore.
Il garmòn, tra tutti e tre è particolarmente compatto ed è facile da imparare. Il bajan, invece, è più grande, ha più ottave e un suono decisamente più profondo. L’akkordeòn, invece, ha tasti simili a quelli di un piano, questi sono situati a sinistra, al posto dei classici e normali bottoni. Tutti questi strumenti sono ancora oggi popolari in Russia.
Lo strumento più semplice e piccolo da suonare in Russia è la svistùlka. Anch’esso, come il gusli, imita il canto degli uccelli. Il termine svistèt, in russo, significa, del resto, ”fischiare”. Si abbina molto bene col gusli poiché sono due strumenti che possono andare in sintonia. E’ realizzato in ceramica e di solito ha la forma di un uccello. Presenta da 1 a 4 fori e ricorda un’ocarina. Chiudendo alcuni fori con le dita e soffiando contemporaneamente, possono essere emessi dei suoni diversi.
Altri strumenti come i tamburelli sono molto diffusi tra le minoranze etniche della Russia e vengono ancora utilizzati, non solo per la musica, ma anche per rituali come sugli Altaj e tra i nenci. Gli slavi avevano arrecato un nome un nome ad un particolare strumento a percussione: il bùben. Quest’ultimo è realizzato in cuoio su una cornice di legno con dozzine di piccole campanello. Il nome stesso è onomatopeico. Oggi il nome ”bùben” è un sinonimo colloquiale di ”faccia” e viene usato principalmente dai gopnik. Può significare anche ”dare un pugno a qualcuno in faccia”.
Uno strumento molto utile ed anche semplice da suonare sono i lozhki, vale a dire i cosiddetti cucchiai di legno. Quest’ultimi possono essere suonati anche in molte orchestre folk di bambini che vengono chiamati comunemente ”lozhkari”. I lozhki, come accennato precedentemente sono cucchiai di legno che ricordano il suono delle nacchere spagnole. Un musicista può suonare da due a cinque cucchiai contemporaneamente. Il suono, dipende, infine, dal tipo di legno che viene usato e dalle sue dimensioni.
Il treshchòtka è uno strumento idiofono che è costituito da diverse piastre di quercia, fissate con una corda. Il suono che produce ricorda molto il calpestìo dei rami secchi di una foresta. Nelle bande folk sono usate per accompagnare il canto degli stornelli.